Sinergie ha avviato un percorso formativo, in collaborazione con gli operatori sanitari e l’Amministrazione Penitenziara del carcere di Piacenza, per sperimentare la metodologia del peer support per la promozione del benessere e la riduzione del rischio suicidario.
Realizzare cambiamenti di comportamento e di atteggiamenti che incidono sul livello di salute e sul benessere personale è notoriamente un obiettivo impegnativo, critico da perseguire. Quando questo obiettivo si deve raggiungere nel setting detentivo, allora si aggiunge difficoltà a difficoltà. Per questo l’attenzione della ricerca e delle prassi psicosociali ed educative è stata posta sulla sperimentazione di nuove metodologie capaci di innescare processi motivazionali, tra queste il lavoro con il peer supporter è tra le più accreditate.
Possiamo definire la metodologia peer support come un processo collettivo caratterizzato da pratiche di aiuto e sostegno e da una comunicazione orizzontale di messaggi, esperienze, conoscenze che agisce nella dimensione della quotidianità. La dimensione di comunicazione orizzontale e di scambio di saperi tra pari pone il peer support certamente vicino alle metodologie del mutuo-autoaiuto, ma se ne discosta per quanto concerne il carattere terapeutico: il peer support ruota attorno alla vita quotidiana.
Esperienze di lavoro con la metodologia peer nelle carceri italiane non sono molte, ma da quelle più strutturate sono state evidenziate le indubbie opportunità in un’ottica di empowerment dei soggetti coinvolti, ma anche un’occasione per gli operatori di rivedere le pratiche di relazione d’aiuto in un’ottica che non passivizzi, ma che al contrario valorizzi le competenze e le risorse delle persone.